Il fascino dei fari scozzesi: tra storia, leggende e romanticismo

(Scozia)

Lo sapevi che una delle meraviglie del mondo antico è il faro di Alessandria d’Egitto e una di quelle del mondo industriale è il faro di Bell Rock, tra le impetuose e livide acque del Mare del Nord?

Da sempre i fari evocano sensazioni contrastanti di totale sinergia con il mare, ma anche di profonda malinconia e solitudine, soprattutto pensando ai fare in mare aperto. Sono stati spesso utilizzati in letteratura ed hanno contribuito a regalare ad alcuni luoghi un’aura romantica che, però, a volte non c’era. Ma questo non li ha mai resi meno affascinanti, anzi… Scopriamo insieme perché!

La Scozia, la terra delle luci del mare

Cosa ti viene in mente quando senti la parola ‘Scozia’? Probabilmente potrebbe passare nella tua mente l’immagine di qualche castello dai colori cupi, con un’aria un po’ decadente, circondato da sconfinate e verdi brughiere oppure da malinconica nebbia autunnale.

Ma la Scozia è molto conosciuta anche per le sue ‘luci’: pensa che lungo le sue coste si trovano 80 fari e oltre 200 luci di segnalazione. E’ una cosa assolutamente unica nel suo genere! Pensa che, dopo il tramonto ed in giornate di meteo particolarmente favorevole, è possibile osservare il contorno di questa affascinate regione del Regno Unito persino dalla stazione spaziale.

Quando cala il sole, una dopo l’altra, da lontanissimo, si accendono queste minuscole lucine che per secoli hanno rappresentato la salvezza di intere flotte.

Una tradizione tramandata di padre in figlio

Potresti trovare piuttosto curioso il fatto che tutti i fari di Scozia sono stati tutti costruiti dai membri di una stessa famiglia: gli Stevenson, che con il passare dei decenni hanno segnato in maniera indelebile le sue pericolose coste. Le stesse famose tra tutti i marinai a causa dei numerosi naufragi causati dalla infausta miscela di un mare impetuoso con un fondale a dir poco inaspettato.

Se ti capita di vedere, per esempio, il faro di Bell Rock, posto a 11 miglia marine dalla costa (oltre 20 chilometri), potrai facilmente capire come mai quella zona fosse da sempre stata considerata molto insidiosa: una scogliera di granito alta oltre 400 metri si nasconde appena sotto il filo dell’acqua. Nonostante sia possibile vederla di giorno in circostanze di bassa marea, di notte, in un’epoca in cui non esistevano radar e sonar, rappresentava una trappola mortale. Era necessario dunque proteggere merci e marinai.

L’intuizione venne a Richard Stevenson, ingegnere, che capì la necessità di segnalare quel pericolo da distante, in modo che le navi potessero avere il tempo di cambiare rotta.

Nacque da quest’idea la costruzione del faro di Bell Rock che oggi noi tutti possiamo ammirare. E’ piuttosto significativo pensare che prima della sua costruzione c’erano più di 500 naufragi in un anno, più di uno al giorno, dopo invece, non ce ne fu nemmeno uno.

 E dopo di questo faro ne nacquero moltissimi altri, in una tradizione tramandata di padre in figlio per generazioni.

Solo un discendente di Richard Stevenson decise di non seguire le orme della propria famiglia ma di inseguire le proprie passioni. Si tratta di Robert Louis Stevenson che divenne scrittore ed ebbe un enorme successo con il libro ‘L’isola del Tesoro’.

3 curiosità sui fari

  1. Nell’immaginario collettivo spesso si parla de ‘il guardiano del faro’, potresti averlo sentito nominare. Forse ti stupirà sapere che invece il guardiano non era mai solo: i guardiani erano sempre in tre. Questo perché la relazione tra due sole persone era considerata piuttosto ‘rischiosa’, il tre è sembrato il numero giusto per mantenere gli equilibri in uno spazio ristretto necessariamente condiviso. Quindi bisogna sfatare il mito del guardiano del faro che vive solo ed isolato in mezzo al mare… Anzi, a volte i guardiani portavano con sé moglie e figli e quindi la situazione all’interno dell’edificio poteva diventare piuttosto affollata.
  2. I guardiani avevano il divieto di soccorrere nel caso un guardiano fosse caduto in mare. Il faro andava sempre, costantemente presidiato, anche a costo di perdere una vita.
  3. Avevano anche il cosiddetto ‘obbligo di delazione’: non c’era infatti colpa più grave che addormentarsi sul posto di lavoro, causando magari un naufragio… In questo caso gli altri due guardiani avevano l’obbligo di denunciare il collega che si era appisolato e la punizione prevista per lui era trascorrere qualche anno in un faro in mare aperto. Ma se i colleghi non l’avessero denunciato, la stessa sorte sarebbe toccata a loro.

Come il turismo può aiutare a salvaguardare i fari

Al giorno d’oggi, con le moderne tecnologie satellitari, i fari sono praticamente inutili nella loro funzione originale. Però sarai d’accordo con me che il loro fascino è intramontabile, la loro presenza ha salvato molte vite umane e meritano quindi di essere preservati!

Un modo per poterlo fare oggi è quello di dormire al loro interno, di provare per un giorno la vita del guardiano, per provare ad immaginare cosa significasse essere il punto di riferimento dopo giorni in cui i marinai vedevano davanti a loro solo mari ed oceani.

Ti ho incuriosito e vorresti provare anche tu? Mettiti comodo allora, come puoi immaginare i posti disponibili sono pochissimi e la lista di attesa potrebbe arrivare anche a due anni!

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